I ragazzi e il razzismo

Oggi il Secolo XIX ha pubblicato un articolo per un fatto avvenuto su un campo genovese di calcio giovanile. Un episodio di razzismo sicuramente condannabile ma da valutare in maniera più approfondita.
Per questo motivo riceviamo e pubblichiamo le parole scritte da Roberto Malini, co-presidente di EveryOne Group, organizzazione internazionale per i diritti umani, con il quale ci troviamo pienamente d'accordo.
Genova, campionato Allievi: insulti razzisti da parte di un ragazzo di quindici anni nei confronti di un compagno. Dietro richiesta della squadra, il presidente l'ha espulso dalla squadra. Il messaggio è giusto: il razzismo va punito. Il provvedimento però, è a mio avviso troppo severo verso un adolescente. Mi è capitato più volte di trovarmi di fronte a episodi di intolleranza giovanile e ho sempre parlato in termini educativi agli autori di atteggiamenti inopinati. La discriminazione da parte dei giovanissimi è spesso mediata dal comportamento degli adulti: genitori, amici di famiglia, personaggi televisivi, che invece dovrebbero essere richiamati senza troppa indulgenza alla responsabilità e alla civiltà. Una punizione pesante non è mai il rimedio, per un bambino o un adolescente, mentre lo è il dialogo supportato da un buon esempio. E magari seguito da una misura punitiva proporzionata. Scrivi una lettera di scuse al compagno che hai offeso e poi tutti alla partitella da uguali, in nome di uno sport che ha senso solo se è capace di unire atleti di tutte le etnie, culture, origini sociali sotto la bandiera dell'amicizia.
Roberto Malini, co-presidente di EveryOne Group, organizzazione internazionale per i diritti umani
