Club Brugge: alla scoperta del dark horse della Champions
Club Brugge, fortuna o programmazione? Una domanda alla quale cercheremo di dare una risposta nelle prossime righe, perché quella del club belga è una vera e propria favola ma con grandi basi.
Nell'attuale Champions League, manifestazione che ha già coperto la disputa dei gironi anticipandola rispetto al consueto per permettere lo svolgimento dei Mondiali in Qatar, la squadra di Carl Hoefkens, che dopo cinque anni da vice è stato premiato con la titolarità dello staff tecnico, ha completamente sbaragliato la concorrenza. Per le quote scommesse Champions League era un po' la Cenerentola del girone B e invece ha sorpreso tutti qualificandosi agli Ottavi e contribuendo, insieme al Porto, leader del gruppo, ad eliminare squadre del calibro di Bayer Leverkusen e, soprattutto, Atletico Madrid.
Un risultato esaltante per il club neroblu che in sede di sorteggio, non solo era inserito in quarta fascia ma era anche quart'ultimo come Ranking Uefa ponendo alle sue spalle appena tre squadre: Celtic Glasgow, Viktoria Plzen e Maccabi Haifa. Quella dei gironi, dunque, è stata una splendida avventura per la compagine fiamminga che mai nella sua storia era riuscita a superare questa prima, temibile fase dei gironi, non tenendo conto ovviamente della vecchia Coppa dei Campioni, quando nella stagione 1977-1978 arrivarono addirittura in finale, perdendola a Wembley (1-0) contro il Liverpool.
Un risultato conquistato peraltro dopo il terzo scudetto nazionale consecutivo, ma soprattutto dopo un'estate in cui i vertici della società avevano venduto un po' tutti i pezzi pregiati, come l'attuale milanista Charles De Ketelaere, oppure Bas Dost, ceduto all'Utrecht, nonché il miglior difensore della squadra, Charles N’Soki, ora all'Hoffenheim. Ma non ci sono state soltanto queste partenze eccellenti, visto che il cervello offensivo della squadra, Noa Lang, è stato a lungo infortunato, mentre l'altro talento della mediana, Ruud Vormer, è stato messo fuori rosa avendo rifiutato la cessione estiva.
Una emorragia enorme di quei pezzi pregiati che avevano permesso alla squadra di trionfare nei confini nazionali nelle ultime tre annate sportive e che ha consentito invece di dare il via ad un rinnovamento, decollato, come detto in apertura, con la promozione di Carl Hoefkens alla guida della squadra, pur privo di grandi esperienze come leader dello staff tecnico di una compagine di così alto profilo europeo.
Ma allora, direte voi, come ha fatto il Club Brugge a diventare così competitivo? Ha puntato sul proprio settore giovanile? Neanche questo, ha scommesso tutto sullo scouting, un po' come fa in Italia, principalmente, l'Udinese, capace ogni anno di trovare in giro per il mondo elementi di ottimo livello quasi sconosciuti in precedenza.
Un sistema assolutamente da applaudire visto che una delle prime scelte è stato il quasi ventiquattrenne attaccante spagnolo Ferran Jutglà, capocannoniere lo scorso anno nella terza divisione spagnola con il Barcellona B. Ma tanti altri sono gli elementi messi in mostra in questo primo scorcio di stagione, come il ghanese Kamal Sowah, il ventenne difensore Abakar Sylla, in gol al debutto in Champions League, per non parlare del norvegese Antonio Nusa, primo 2005 ad andare in rete in Champions. Un progetto straordinariamente vincente questo del club belga, eccezionalmente a basso costo e dai risultati dirompenti.